1984- Galleria d’arte Morena (UD), 1985 Palazzo Molin-Vianello, Latisana (UD) – Centro Italiano di Lettura, Lucerna (CH)- Galleria d’arte Il Magazzino del Sale- Viareggio (LU) – Biblioteca Comunale di Concordia Sagittaria (VE) , 1986 "Art Buhlstrasse. 57- Berna (CH),
Palazzo dei Congressi di Salsomaggiore (PR), IV Biennale del Friuli Venezia Giulia , Scuola Media di Cisterna (UD) , 2008 – Terme di Bibione (VE),
Ex Biblioteca di Caorle (VE), 2011 – Hotel Daniele, Lignano (UD), Hotel Alisei, Lignano (UD), Casa del Sole, Latisana (UD), Hotel Bella Venezia
Latisana (UD), 2013 Galleria d’arte "La Cantina" Latisana (UD), Spazio Arte Beyaflour, Portogruaro (VE).
2014-2015 Collezione d’arte Marylin Brown-Nittis (USA)
2016-2017 Collezione d’arte Residence Serenissima, Bibione (VE).
2019 Galleria d'arte Hotel Savoy, Bibione (VE).
Si sono occupati del suo lavoro, con scritti e recensioni: Maria Cecilia Bassani, Boris Brollo, Giuseppe Caracò, Tiziano Angelo Cautero,
Ezio Ciancibello, Michelangelo Dal Pos, Rino Dettoia, Tania Kroni, Antonio Martin, Gaia Milocco, Nadia Ortolan, Ivano Pessa, Maria Piperata,
Elena Plessi, Diego Serodine, Alfonso Toligalto, Enza Vio, Cristina Visentin, Natale Zaccuri, Flavio Zadro, Giorgio Zanchettin, Martina Zanon.
Nel 2019 ha pubblicato il suo primo romanzo: " IL NERO CHE ILLUMINA".
Sono stato recentemente ospite di Antonio Ottogalli nel suo atelier a San Giorgio al Tagliamento. Ambiente accogliente e ricco di
personalità, in perfetta sincronia con l’artista: uomo di cultura, pacato, riflessivo, piacevole conversatore.
Chiacchierando ed osservando i suoi lavori noto una transizione sperimentale, quasi maniacale, nel cercare l’ottimizzazione dell’alchimia
spazio-colore, inseguita con la caparbia volontà di rispettare la libertà espressiva, lontana da formule e meccanismi definiti.
Il modo passionale con cui mette i colori sulla tela, l’impiego di colori primari e secondari diventa imperativo categorico per avviare
un dialogo intimista e indagatore, libero ma sofferto, a volte doloroso.
Non è una pittura puritana e materialista, anzi a volte il suo linguaggio può essere confuso come una contraddizione in termini, una
conflittualità armonica nel rappresentare sensazioni ed emotività come normali interpretazioni di una gestualità espressiva.
Le pareti, riccamente coperte da quadri, sequenziano momenti operativi diversi, qualche volta antitesi figurata, ma invece testimoni di
una coerenza e di un equilibrio, pur nella diversità compositiva.
La concettualità della forma rispetto allo spazio, suggerisce subito una lettura fluida, accattivante, perfettamente razionale: le mezze tinte
rendono perfetto l’impatto, gli invasi ben strutturati si configurano efficaci e la campitura morbida e completa conferma un equilibrio
passionale, una felice sintesi di tecnica e di ispirazione.
Il segno è sempre morbido, mai definitivo, non chiude ma amplia, consente ricerche di nuovi spazi.
Il non essere limitativo conferisce una libertà di pensiero che collima perfettamente con l’interpretazione di una sorta di infinito, ultimo
baluardo per una intimità spesso violata dagli schemi della società d’oggi.
La necessità di avere un rifugio, uno spazio disperatamente proprio dove trasferire la miglior conoscenza di se stessi, gelosi della propria
natura, diventa necessità vitale per la sopravvivenza delle sensazioni emozionali e permissive del proprio io.
L’utilizzo della velatura, tecnica non sempre facile da applicarsi, conferisce talvolta la languida sensazione di deformare le configurazioni,
sfocandole si da sembrare acquee composizioni, e qui si amplia l’interpretazione del sentito con l’esercizio dell’esposto, del conflitto
spirito e corpo: ciò che la mente vede, il cuore prova e l’occhio percepisce.